Gli ornitorinchi leggono fantascienza e consigliano letteratura italiana

Ha detto bene ieri Livia del nostro gruppo di lettura: la fantascienza o la ami o non ti ci approcci proprio. Che è ben diverso da un “o la ami o la odi”.

Era il genere atteso con più timore da chi non la legge abitualmente, con più trepidazione dagli appassionati, ma soprattutto mi spingerò a dire che è il genere che ci ha lasciati con più curiosità e fame di conoscenza. Datecene ancora, vogliamo conoscere i grandi nomi, capire meglio, approfondirne le sfaccettature, leggere di incroci tra bestie (cit).

Il titolo vincitore, dopo il famoso testa a testa con Vonnegut, è stato Organica di Laura Marinelli, una distopia che ha immaginato una società governata dal marketing e dal capitalismo, in cui tutto dev’essere misurato in base al suo potenziale produttivo. E con tutto si intende tutto, persino il materiale organico che i corpi producono.

Sul responso siamo tutti abbastanza d’accordo: l’idea di base, il mondo che è stato costruito partendo da questi presupposti, è estremamente interessante, così interessante che avremmo voluto leggerne cento pagine in più, andare più a fondo, scandagliarne le regole e le dinamiche, avere forse due personaggi in meno, ma psicologicamente più definiti. È stato percepito più come un antefatto di cui ci è mancato lo sviluppo, un bozzetto impressionista (con grande amore per gli impressionisti, sia chiaro) che avremmo voluto fosse un quadro rinascimentale per poterci perdere nei dettagli. Oppure un racconto di cento pagine in meno, di cui non avremmo potuto lamentare la brevità perché consapevoli fin dall’inizio del suo essere “solo” uno spaccato di mondo.

La differenza, però, l’ha fatta l’incontro con l’autrice: Laura Marinelli, che abbiamo conosciuto qui in libreria domenica 19 marzo, ci ha conquistati con la sua tenerezza, autenticità e umanità, chiarendo alcuni dubbi, sollevandone altri, spiegandoci la genesi del romanzo e ciò che, forse, ancora verrà.

Chiuso (o dovremmo dire aperto?) il capitolo fantascienza, ci dedicheremo alla letteratura dell’est Europa con Fisica della malinconia di Gospodinov, autore bulgaro che ha fatto un gran parlare di sé negli ultimi anni.

A seguire, il penultimo libro di questa stagione di incontri (sì, penultimo, l’ho detto e già sale un po’ di malinconia, a proposito di Gospodinov) sarà un titolo di letteratura italiana.
L’aspetto più bello di questa votazione è stato percepire che ci stiamo allineando: molti di noi avevano pensato agli stessi autori e autrici, se non addirittura agli stessi titoli, e si è percepito il desiderio generale di andare sui capisaldi della letteratura italiana del Novecento, di approdare in porti e prose sicure.
Ma ora basta con la supense: per la gioia di tutti, il libro vincitore è L’università di Rebibbia, di Goliarda Sapienza (ed. Einaudi).

Gli altri titoli proposti (che ci avrebbero comunque visti felici e contenti) sono stati:

  • Gente nel tempo, di Massimo Bontempelli (ed. Utopia)
  • Grande era onirica, di Marta Zura-Puntaroni (ed. Minimum Fax)
  • Se una notte d’inverno un viaggiatore, di Italo Calvino (ed. Mondadori)
  • Al giardino ancora non l’ho detto, Pia Pera (ed. Ponte alle Grazie)
  • L’arte della gioia, di Goliarda Sapienza (ed. Einaudi)
  • Miden, di Veronica Raimo (ed. Mondadori)
  • Uno, nessuno e centomila, di Luigi Pirandello
  • Canne al vento, di Grazia Deledda
  • L’isola di Arturo, di Elsa Morante (ed. Einaudi)