Magnificat
Autrice: Sonia Aggio
Editore: Fazi
Pagine: 202
Prezzo: 17,00€
Si strappa tutto l’amore che ha
So che è un azzardo, e c’è chi dirà che sto tagliando la letteratura con la motosega, manco col machete, ma chi sono io per non sentirmi il Pietro Citati de noantri e dire tutto quello che un libro mi suscita? Quindi me ne frego e azzardo: Magnificat è quello che uscirebbe se Shirley Jackson e Ernesto de Martino scrivessero un libro a quattro mani, ambientandolo nel Polesine (provincia di Rovigo, basso Veneto).
Ci sono tutte le atmosfere gotiche, cupe, buie della Jackson (vedi Abbiamo sempre vissuto nel castello), e poi c’è la storia vera, che si intreccia alle credenze popolari, al pensiero magico, alle fascinazioni di cui tanto ha scritto De Martino, antropologo, studiando la cultura del Sud Italia (vedi Sud e Magia).
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14 novembre 1951. Dopo due settimane di piogge e temporali il Po si rompe in più punti, causando quasi cento morti e centinaia di migliaia di sfollati. È l’alluvione del Polesine, una zona in provincia di Rovigo, nel basso Veneto.
È anche l’alluvione che divide due cugine, più sorelle che cugine, che avevano solo loro stesse da quando i genitori erano morti nei bombardamenti del ‘44. Norma e Nilde erano cresciute così, insieme, amandosi come ci si ama quando ci si aggrappa a vicenda per uscire insieme dai buchi neri dei traumi. Questo fino a quando Norma non cade dalla biciletta, l’estate prima dell’alluvione. Da quel momento comincerà a comportarsi in modo strano, il suo sguardo diventerà di ghiaccio, correrà ogni notte incontro alle tempeste, tornando sempre bagnata, ferita, assente, lasciando Nilde sempre più turbata, smarrita, sconfortata.
Il mistero, e la sua soluzione, sono nell’acqua.
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Io non lo so se vi ho convinto, però lo spero tanto. Perché questo è un esordio, è il primo romanzo di Sonia Aggio, che a soli 27 anni ha pubblicato per Fazi Editore, è stata segnalata per il Premio Calvino 2022 e ha scritto una storia sulla cui originalità garantisco senza remore: non avete mai letto niente di simile.
Parola di Orny Citati.
(scusa Pietro)