Quaderno proibito

Autrice: Alba De Cèsepdes
Editore: Mondadori
Pagine: 251
Prezzo: 13,50€

 

Più mi conosco e più mi perdo

“Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso”

Come ha descritto magistralmente Proust, il potere magico e salvifico della lettura è proprio questo. Ciò che rende possibile l’incantesimo, però, è il processo (a volte del tutto inconsapevole) di analisi e liberazione che avviene, prima, in chi scrive.

Lo dice bene Nadia Terranova nella sua prefazione a Quaderno proibito di Alba De Céspedes: “scrivere è sempre un atto sovversivo, è riapparizione dei conflitti anche quando si vogliono azzerare. La scrittura non è mai innocente, non sa stare al suo posto ed è tutto tranne che astratta, tracima sui corpi, riverbera sui visi.”

Questo è quello che Valeria Cossati, donna di quarant’anni in un’Italia degli anni ‘50, non sapeva prima di comprare il quaderno nero che dà il nome al romanzo, ma che avrebbe scoperto in pochissimo tempo, annotando in quelle pagine ciò che prima, non solo non aveva mai detto a nessuno, ma neppure mai pensato. Dal momento in cui acquista questo quaderno, mossa da un istinto e da un desiderio repentino, compiendo un gesto proibito, sottobanco, Valeria comincia a scoprirsi. Si rivela lentamente a sé stessa, mette in discussione la sua figura di moglie, di madre, di donna, tutto ciò che è stata e quello in cui ha creduto fino a quel giorno. L’atto di scrivere, la nuova Valeria in cui sprofonda sempre più, queste continue scoperte la sgomentano e la attraggono al tempo stesso,  come una seduta di terapia sfinente, al termine della quale potremmo aver trovato la liberazione, una nuova visione della vita, insieme al crollo di ogni nostra certezza.

Alba De Céspedes con Quaderno proibito (anno 1952) ci ha fatto dono di un libro all’avanguardia, commovente, di un’umanità e rara, onesto, lucido pur nelle sue contraddizioni, nelle verità e nelle menzogne che la protagonista si racconta. Bugie che capiamo, perdoniamo e che sappiamo subito riconoscere, perché, tornando a Proust, mentre Alba e Valeria scrivono, noi leggiamo noi stessi.