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Autore: László Krasznahorkai
Editore: Bompiani
Pagine: 496
Prezzo: 25,00€

Kana sembra una delle tante cittadine dimenticate della Turingia, e proprio la sua remota desolazione ha attratto un manipolo di neonazisti. Gli abitanti li guardano con timore e sospetto. Solo Florian Herscht è convinto di avere amici da entrambe le parti. È un uomo robusto, gentile, chiaroveggente in virtù della sua innocenza, che crede devotamente in Bach, ha paura dei tatuaggi, è convinto che l’universo sia condannato a perdersi nel nulla e per informare tutti della catastrofe scrive lettere in modo ossessivo, persino ad Angela Merkel, che non gli risponde mai. All’improvviso al limitare della foresta arrivano i lupi: la fine del mondo si avvicina.

Modulando l’umorismo malinconico che è un tratto inconfondibile della sua straordinaria scrittura, László Krasznahorkai spiazza ancora una volta i lettori con un romanzo di terribile attualità, che parla di una piccola città ma ha il respiro universale della grande letteratura.

copertina melancolia della resistenza
Autore: László Krasznahorkai
Editore: Bompiani
Pagine: 352
Prezzo: 20,00€

 

Scorre ma non passa.

Siete in cerca di un’appassionante lettura che coniughi avventura e frivolezza? Una saga familiare, un libro divertente, capace di farvi sorridere ma anche commuovere?
Ecco. Qui non trovate nulla di tutto ciò.
Qui abbiamo male, sofferenza, disillusone e catastrofi avvolte nel grigio tendente al grigio.
In compenso però abbiamo: un titolo e una copertina bellissimi, un cognome difficilissimo da pronunciare e un capolavoro visionario della letteratura contemporanea ungherese con un finale che non ho remore a definire universale, forse IL FINALE in capslock.

Melancolia della resistenza (l’avevo detto che era un titolo bellissimo) di László Krasznahorkai (e questo è il cognome dall’infame pronuncia) vi trasporta (nel senso che lo fa letteralmente, con un travagliato viaggio in treno) in una cittadina ungherese di un tempo indefinito, durante un inverno che ammazzerebbe pure gli eschimesi.
Con prosa cinematografica, Krasznahorkai (ripetiamolo spesso così lo impariamo meglio) ci racconta una storia inserendoci di volta in volta in un personaggio diverso, senza dichiararlo né anticiparlo.

Mi spiego meglio: avete presente in Ghost, quando il fantasma di Patrick Swayze entra in Whoopi Goldberg? O anche in Casper, se il riferimento vi aggrada di più. Ecco, qui avviene qualcosa di molto simile. Con quello che mi piace pensare sia un onomatopeico *flup* ci spostiamo da un personaggio all’altro pur leggendo in terza persona, accompagnandolo di volta in volta lungo un pezzo di strada, seguendone i pensieri, le turbe, i movimenti.

 

Ogni tanto, quando cammino tra la folla e mi soffermo su qualcuno, mi assale per un secondo, cristallina, la consapevolezza che il mio centro del mondo non sia universale. Così come gli altri per me sono solo comparse, io lo sono per gli altri. Cos’ha pensato a sua volta lui o lei quando mi ha vista? Mi ha vista? A cosa starà pensando, cosa vede, com’è il suo centro del mondo?

In questo libro possiamo fare proprio questo, cambiare mente e punto di vista, mentre camminiamo su marciapiedi di rifiuti, tocchiamo balene imbalsamate e sovvertiamo il dis-ordine costituito.

 

Film da vedere (a seguire): Le armonie di Werckmeister di Béla Tarr (Ungheria, Italia, Germania, Francia; 2000)

 

In città è arrivato il circo. Nulla di strano, se non fosse che il circo ospita una balena imbalsamata, la più grande del mondo, e che la città è sperduta nella campagna ungherese, un non luogo dominato da incertezza e declino. Tutti sono in attesa che accada qualcosa e sarà proprio il circo a far esplodere il cambiamento. […] Un romanzo sulle possibilità della rivoluzione che scorre nella prosa bruciante e visionaria di Lászlà Krasznahorkai.