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Crediamo di poter affermare senza troppi riguardi che il nome di Rasputin si sia tramandato con ancor più prepotenza di quello dello zar Nicola II Romanov, di cui era il fedele consigliere.

Viene definito un religioso, un mistico, un politico, capace di poteri sovrannaturali.
La verità non la sappiamo, ma sicuramente è qualcuno che ha incusso timore e riverenza.

L’autore romano Sergio Kraisky, figlio dello slavista, critico, traduttore e divulgatore di lingua russa Giorgio Kraisky, decide di far nascere Pavel, il protagonista del suo ultimo romanzo, nella stessa notte in cui fu assassinato Rasputin, rendendolo quindi la sua presunta reincarnazione.

Dalla Rivoluzione di ottobre al nazismo, attraverso tragedie private e sogni di redenzione, i destini di Pavel Krotovskij e Sigrid Schmidt, un ebreo russo e un’ebrea tedesca, finiranno per incrociarsi dopo aver peregrinato tra Unione Sovietica, Italia, Germania, Romania, Afghanistan, Brasile, sempre perseguitati dalla maledizione di Rasputin, la cui ombra grava sulla storia del secolo passato e sul presente.

Piergiorgio Paterlini su Robinson la descrive come “una scrittura che fa apparire fantasia, immaginazione e sogno ciò che è documento storico e vividamente realistico ciò che è fantasia, immaginazione, sogno”.

Con La maledizione di Rasputin (Voland), Kraisky è il cicerone che ci conduce lungo le dittature e le democrazie che hanno segnato il secolo scorso, partendo proprio da una delle sue figure più misteriose e idealizzate.

E chi siamo noi per non presentarvi un libro con queste irresistibili premesse?

Giovedì 08 giugno alle 19.00 ne parliamo qui con l’autore, Francesco D’Isa e Wlodek Goldkorn.

“Il sesso e la religione sono stati simultaneamente aboliti da Papa Francesco, nel momento in cui ha detto che nemmeno lui può giudicare cosa fa la gente a letto” 

E qui ci starebbe bene un tu-tum-tsss alla batteria. Che si tramuterebbe presto in un lunghissimo assolo initerrotto, perché il libro che vi presentiamo sabato 10 giugno è costellato di frasi taglienti come questa:

C’è un uomo che scrive, inevitabilmente: si chiama Antonio Gurrado e da anni tenta invano di mettere insieme un romanzo di successo, che gli consentirebbe di abbandonare la saggistica di nicchia e le collaborazioni giornalistiche provvisorie. Il romanzo parla di un uomo che scrive, inevitabilmente: si chiama Giustino Sperandìo e su commissione produce bassa pornografia sufficiente a pagarsi depravazioni con cui alimenta la narrazione di ulteriori imprese sessuali.

Troveranno entrambi una soluzione al proprio circolo vizioso con un annullamento estremo della propria identità, verso un abisso o verso Dio.

Omaggio sgangherato e parodistico alla grande letteratura erotica – da Sade ad Apollinaire, da Restif a Henry Miller – Atto di dolore (ed. Wojtek) è un libro sul doppio: un’indagine su colpa, ossessione e confessione, sull’immagine in cui ci si specchia quando si racconta di sé e non ci si riconosce.

Antonio Gurrado sarà qui a parlarcene di persona insieme a Simone Innocenti, sabato 10 giugno alle 18.00.