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Autrice: Amparo Dàvila
Editore: Safarà
Pagine: 144
Prezzo: 16,50€

 

Siamo sole, è vero, ma piene di odio

Le case che abitiamo hanno l’ambizione di essere belle e accoglienti: ci sforziamo per dare loro un aspetto di rifugio, di spazio sicuro in cui tornare, di luogo in cui, varcata la soglia e tolte le scarpe, possiamo camminare a pieni nudi e non aver paura di sentire freddo.

Ma non tutte le case sono così: alcune dentro hanno un’altra casa, un altro spazio che non immaginavamo esistere.
Certe case, infatti, hanno il pavimento che, scricchiolando, ci fa volgere subito lo sguardo all’indietro con la paura di scorgere una presenza sinistra alle nostre spalle. In altre, con le finestre aperte, sentiamo i rumori vaghi della notte, fino a che non ci pare di distinguerne uno, che da rarefatto si fa sempre più vicino, più minaccioso e inquietante. In altre ancora, la mattina ci si sveglia dal sonno con gli occhi annebbiati e la sensazione che i sogni che abbiamo fatto non siano i nostri ma siano infestati.
Allora ci stupiamo che la paura risieda proprio nelle nostre case.

Le case che affollano i racconti di Amparo Dávila, infatti, sono ambienti domestici qualsiasi, ma è come se durante la notte fosse sopraggiunto qualcuno e le avesse costellate di specchi che rifrangono, amplificano e deformano le paure dei personaggi, facendo emergere un non so che di rimosso, qualcosa che era familiare e che ora viene inevitabilmente svelato.
Le pareti e le stanze si impregnano di ombre inquietanti, riflessi perturbanti, voci sgradevoli e, sebbene sappiamo che potrebbero essere inganni della mente, non per questo dubitiamo che esistano.

Il patto che accettiamo di firmare con l’autrice è proprio questo: ammettere che nel nostro rifugio possa irrompere il mistero, il pericolo e sapere che a volte non possiamo decifrarlo o risolverlo perché le presenze, le ossessioni e i mostri sono soltanto una storia tra tutte le nostre storie nascoste, e che i mostri, anche se talvolta non hanno forma, nome e voce, non per questo ci devono incutere meno timore.

Anzi, è proprio spiando da questi buchi della serratura che emerge un mondo sommerso, un mondo in cui siamo entrati senza nemmeno sapere di avere la chiave.