Autore: Ray Bradbury
Editore: Mondadori
Pagine: 272
Prezzo: 14,50€
Il vino era l’estate catturata e messa in bottiglia
È l’estate del 1928, e Douglas Spaulding, un bambino di dodici anni di Green Town, Illinois, si accorge per la prima volta di essere vivo.
Una scoperta folgorante, che porta lui ad osservare tutto con nuovi occhi, ad allertare i sensi, a voler ricordare, e riporta noi alle nostre estati bambine, in cui forse non lo sapevamo di essere vivi, ma le immagini, i profumi, i suoni si stavano imprimendo nella nostra memoria ugualmente, e ora riusciamo a rievocarle con una nostalgia che ti prende l’anima e te la spreme come i limoni a luglio.
Le cicale, le scarpe da ginnastica nuove, la spensieratezza, le corse a perdifiato, l’erba tagliata, i grandi seduti fino a tardi davanti casa a parlare nel fresco della sera, i gelati, il cinema. Tutto dev’essere fermato, scolpito nella mente, scritto in un quaderno che si divide in Riti e Cerimonie da una parte, e Scoperte e Rivelazioni dall’altra.
La cerimonia del primo vino di tarassaco imbottigliato, del primo giro in altalena, la scoperta che i vecchi non sono mai stati bambini, che la mezzanotte farà sempre paura, che si può viaggiare nel tempo, che le persone ci lasciano.
È l’estate del 1928, lo è per Douglas; per suo fratello; per il nonno, che benedice l’esistenza dei tosaerba; per Leo Auffmann, che prova a costruire una macchina della felicità; per le signorine Fern e Roberta, che hanno comprato una macchina verde e forse hanno investito qualcuno; per il colonnello Freeleigh, che chiama Città del Messico perché qualcuno metta il telefono alla finestra e si possano sentire i rumori della strada; per il signor Jonas, che nel suo carretto ha sempre qualcosa di cui qualcuno ha bisogno.
È l’estate del 1928 ma dentro ci sono tutte le estati, compresa questa, con tutte le loro prime volte e tutte le loro rivelazioni, se solo, tra un sorriso nostalgico e un ventilatore acceso, siamo ancora disposti ad accorgerci che siamo vivi.