Autore: Fabio Bartolomei
Editore: E/O
Pagine: 112
Prezzo: 9,00€
Ho il sistema nervoso a coriandoli
In occasione di un bellissimo incontro tenutosi in libreria poco tempo fa, è venuto fuori un concetto che mi sta particolarmente a cuore: il nostro bisogno perenne di sentirci figli. È la prima cosa che siamo stati e quella che saremo sempre, figli di qualcuno. Anche quando bramiamo indipendenza, anche quando di figli ne abbiamo a nostra volta, anche quando sbuffiamo perché nostra madre ci chiama una volta di troppo.
Non è un controsenso.
Possiamo anche spazientirci per un commento non richiesto, un rimprovero per una casa in disordine, per una premura troppo invadente. Eppure, se quella telefonata di troppo non arriva, siamo i primi a sentirci trascurati, a richiederla, a cercare quelle attenzioni.
È l’unico amore che ci sentiamo di pretendere, incondizionatamente, che percepiamo come un diritto. Da nessun altro possiamo esigere che ci accetti o ci ami davvero così come siamo, o che lo faccia per sempre. Da nessuno, tranne che dai nostri genitori.
– Si potrebbero aprire discussioni lunghissime e interessantissime su quanto sia giusto o meno, o su tutti i traumi che derivano da quando tutto questo non avviene, quando quell’amore non è garantito né scontato, ma instagram impone 2185 caratteri a caption e questo è solo il profilo di una libreria –
Morti ma senza esagerare di Fabio Bartolomei parla (anche) di questo. Di questo, e dell’importanza di lasciare andare, pur cercando in noi le impronte di chi ci ha attraversati, modellandoci e trasformandoci. Perché quelle resteranno sempre.
Ah, e tutto questo in un centinaio di pagine soltanto, facendovi pure ridere.
Se non è poesia questa.
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Vera è una trentenne che, dopo aver dato l’estremo saluto ai genitori morti in un incidente stradale, li vede riapparire al mattino come se nulla fosse accaduto.
È la prima delle quattro storie che compongono la “Quadrilogia della famiglia”, e io non vedo l’ora di leggere le altre.